Il Tango è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.

 

 

Pubblico una lettera aperta che ho scritto all'epoca dei fatti:

 

Dal vostro inviato a Buenos Aires
1 Ottobre 2009
 
Qui la notizia è stata accolta con iniziale stupore, quasi che non ci si aspettasse tanto “cariño” da parte dell' UNESCO.
Da cosa i 400 esperti riuniti ad Abu Dabi hanno inteso proteggere il Tango?
Perchè hanno ritenuto in pericolo questa espressione culturale al punto da ritenere necessario proteggerla?
Chi o cosa sta minacciando il Tango?
Io mi trovavo alla “Leonessa” Humberto I° 1462, al momento del “sorteo” è stato annunciato il fatto.
Prima che scoppiassero gli applausi c'è stato un brevissimo attimo di sospensione, una frazione di secondo in cui si è chiaramente percepito che la cosa riguardava tutti, ciascuno ha vissuto un emozione personale, come se il riconoscimento di questo organismo internazionale riguardasse ogni singolo ballerino, pelle d'oca, o meglio “piel de gallina”.
Gli applausi liberatori hanno poi aperto all'orgoglio, ed ognuno si è sentito fiero di far parte di questa cosa meravigliosa che è il Tango.
Noi tutti che lo amiamo così profondamente non possiamo non chiederci se lo stiamo rispettando come merita, non possiamo non chiederci se nel nostro ballare stiamo conservando lo spirito di questa preziosa e fragile espressione culturale, perché da oggi anche noi che lo balliamo siamo responsabili della conservazione di questo patrimonio dell'umanità.
Mi hanno sempre accusato di essere eccessivo nel difendere “los codigos”, da oggi tutti dobbiamo sentire questo dovere, da oggi abbiamo un argomento enorme per contrastare la schiera di avventurieri, palancai in malafede e spesso senza cultura, da qualunque paese del mondo provengano, argentini e pseudo-tali compresi.
Ognuno di voi ha sentito certi orrori musicali che vengono spacciati per Tango, ognuno di voi ha visto ogni genere di contorsionista, saltimbanco, o “scalciatore”, spacciarsi per sapiente, insegnante o "Profesor de Tango", senta ognuno di noi il dovere di dire no!
Scrivo dal tavolinetto di un bar sulla 9 de julio, di fronte all'obelisco, con il frastuono del caotico traffico “porteño” che tenta di distrarmi, suggerendomi di stemperare il tono di fervente polemica che sta prendendo questo articolo, mentre il rullo dei tamburi e le trombe di una delle quotidiane manifestazione di protesta mi ricorda che l'umanità ha problemi certamente più gravi da risolvere.
Pido disculpa y sigo bailando.....
 
Pier Medaglia